Condivido in questo post un’interessante intervista a Luigi Chiriatti fatta sul canale PSYCHIATRY ON LINE ITALIA VIDEOCHANNEL qualche mese fa, in cui si parla di tarantismo e neotarantismo. Continua a leggere →
Mieru, mieru mieru llallà…Quanti culuri me fasci cangia’
è una delle strofe più conosciute e fa parte di una delle canzoni salentine che vengono intonate in feste, ritrovi e in qualsiasi occasione in cui ci sia qualcosa da brindare.
Nel dialetto salentino la parola Mieru indica il vino. Ma perchè? da cosa deriva? Continua a leggere →
Per esorcizzare questo periodo di quarantena, l’Orchestra Popolare La Notte della Taranta , così come hanno fatti molti altri artisti in tutto il mondo si cimenta in un video musicale in cui tutti i componenti fanno la loro parte “a distanza”.
Sta sonane le sette, tutte allu magazzinu cu lu scarpinu lucidu, lu solitu passettinu. Oilì, oilì, oilà, ota ca gira la tabaccà.
E alle sette e dieci è sciuta l’operaia: se vota lu portinaru ca è già passatu l’orariu. Oilì, oilì, oilà, ota ca gira la tabaccà.
Ci ‘zzamu moi de notte cujimu lu tabaccu tuttu lu giurnu nfilamu senza guadagnamu na lira. Oilì, oilì, oilà, ota ca gira la tabaccà.
Ci ete sta maestra mo de stu magazzinu Cacciatila ddhra fore, vascia coja petrusinu. Oilì, oilì, oilà, vota ca gira la tabaccà.
Ci ete sta maestra, risponde lu Garzia mandatila dha fore, vascia coja cignu e lissia Oilì, oilì, oilà, ota ca gira la tabaccà.
La traduzione letterale del brano è la seguente
La tabacchina
Suonano già le sette, tutte al magazzino con la scarpetta lucida, il solito passettino oilà oilà oilà gira e volta la tabacchina.
L’operaia è andata alle sette e dieci e il portinaio le dice che è già passato l’orario oilà oilà oilà gira e volta la tabacchina.
Ci alziamo di notte per raccogliere il tabacco per tutto il giorno lo infilano senza guadagnare una lira oilà oilà oilà gira e volta la tabacchina.
Chi è questa maestra di questo magazzino mandatela fuori, a raccogliere prezzemolo oilà oilà oilà gira e volta la tabacchina.
Chi è questa maestra, risponde Garzia mandatela fuori, a raccogliere cenere e liscivia oilà oilà oilà gira e volta la tabacchina
La Tabaccara è uno dei più conosciuti tra i canti di lavoro tradizionali salentini. Cantato con un tempo di valzer contiene una serie di strofe dedicate al lavoro delle tabacchine.
Si tratta di un canto reso celebre nell’interpretazione dello storico gruppo de Li Ucci nel disco del 1999 intitolato “Buonasera a quista casa. Pizziche, stornelli e canti salentini” e ripreso dagli Aramiré nel disco “Mazzate Pesanti” del 2004.
Quello de “la tabaccara” o “tabacchina” è un mestiere ormai scomparso ma nel dopoguerra era l’occupazione di moltissime donne che avevano la fortuna di lavorare in paese e non nei campi.
Era ritenuto un lavoro privilegiato ma le condizioni erano durissime perché le tabacchine venivano controllate continuamente dalla sguardo di una maestra, a volte vera e propria aguzzina.
Il luogo in cui lavoravano si chiamava fabbrica. Era insalubre e chiuso da sbarre, come la galera. Ma le nostre donne riuscivano, per sopravvivere, anche a ridere e fare satira” (Archivio sonoro della Puglia, Fondo Montinaro)
Frunte de luna è un Cd di Enza Pagliara realizzato per AnimaMundi nel 2009. Si tratta di un mix di brani della tradizione popolare e arie musicali inedite.
Il disco si apre con la tradizionale Pizzica di Galatone che apre la strada ad un percorso in cui le parole e i suoni si rincorrono, si sorpassano e diventano misteriosamente armonia perfetta.
Seguono così la delicatissima Pizzicatila, la trascinante Vole e Vole, la travolgente crescendo de la Pizzica di Torchiarolo, Cu Ti Lu Dissi dal repertorio di Rosa Balestrieri e Otello Profazio e Fior Di Tutti I Fiori, brano comune a tutte le varie tradizioni musicali del centro-sud. Il vertice del disco è rappresentato molto bene da due struggenti canti d’amore Malachianta e la conclusiva Oh Che Tormento, che fanno emergere a pieno il lato passionale della splendida voce di Enza Pagliara. Frunte De Luna, è senza dubbio insieme a Donna De Coppe uno degli esempi più limpidi di come la tradizione può trovare una seconda e nuova vita, se solo approcciata con passione e amore, doti che ad Enza Pagliara non mancano certamente (folkbullettin.com).
“Nella sua voce c’è la terra, le ferite della storia, la dolcezza delle passioni, l’orgoglio stupendo delle illusioni, il bruciore di tutte le occasioni perdute. C’è la pizzica che ossessiona, o che guarisce, o che arrovella. In questa voce ci sono le paure e gli stupori. Ci sono le fedi e le superstizioni (Antonio Errico)”
Di seguito un video con l’interpretazione di Malachianta un fascinoso brano appartenente alla tradizione musicale salentina, anche se alcuni lo attribuiscono alla penna di Rina Durante, scrittrice, intellettuale e fondatrice del Canzoniere Grecanico Salentino. Nella interpretazione di Enza Pagliara e del suo ensemble, la canzone acquisisce un tono romantico, grazie agli arrangiamenti raffinati e alla voce della cantante che qui raggiunge una forza emotiva commovente, per alcuni aspetti simile alle più belle voci del fado portoghese.
Musicisti Antongiulio Galeandro (fisarmonica) Gianluca Longo (mandola) Redi Hasa (Violoncello) Adolfo La Volpe (chitarra portoghese) Giuseppe Spedicato (basso acustico) Antonio Esperti (clarinetto) Attilio Turrisi (chitarra battente) Valerio Daniele (chitarra acustica) Vito De Lorenzi (tamburello e percussioni) Gianluca Paglialunga (tamburello) Claudio Pusterla (tamburello) Laura Nascosto (cucchiai).
Settembre 20, 2018
di Mauro De Filippis 0 commenti
Questo come si intuisce facilmente, non è un brano salentino. In realtà non è neanche italiano ma proviene dalla tradizione irlandese.
Lo cito in questo blog perchè è stato interpretato e rivisitato dal gruppo AriaFriscA.
Il brano presente come bonus track nell’album “La strada delle Rose” del 2009 è stato utilizzato come colonna sonora del cortometraggio “Fimmine Fimmine” di Michele di Lonardo.
Può capitare in una sera di fine agosto di passeggiare in una piazza di un piccolo centro del sud salento, “Alliste”, e di vedere un gruppetto di “ragazzi” un pò attempati che su un palchetto abbastanza improvvisato, intonino alcuni dei canti e delle melodie che da sempre accompagnano gli amanti della musica popolare salentina.
Canti che abbiamo sentito e risentito un po in tutte le salse dai più svariati artisti “popolari”.
Canti che, alcuni dei quali, sono proprio nati grazie a quei “ragazzi” e molti altri sono stati da loro riportati alla luce. Continua a leggere →