I termini di oggi sono presi tutti da un canto molto famoso, Fimmine Fimmine, un canto di lavoro e di denuncia delle condizioni delle “tabacchine” e delle condizioni di lavoro delle donne in generale.
La lavorazione del tabacco era fondamentalmente compito delle donne, il lavoro era in gran parte manuale e per la foglia del tabacco c’era bisogno di mani esperte, veloci, abili e fini, come quelle delle donne e spesso anche dei bambini.
Le foglie raccolte venivano trasportate in dei teli chiusi a “fagottino” detti “mante” e “cucite” insieme fino a costituire delle “collane” della lunghezza di circa un metro. Così organizzati venivano poste su delle strutture di legno per la fase successiva.
I taraletti sono proprio i telai (telaietti) su cui mettere le foglie per l’essiccazione.
Si tratta di cavalletti di legno da mettere al coperto la notte e portare al sole di giorno facendo attenzione all’umidità ed alla pioggia che poteva rovinare il prodotto.
Le Fitte e le scigghiare (o cigghiare o cijare) invece sono nominate più avanti nel brano e riguardano un altro tipo di lavoro : la raccolta delle olive che avveniva (avviene) in un periodo compreso da Novembre a Marzo quando le olive raggiunto le massime dimensioni.
Per raccogliere le olive da terra, non c’erano le macchine ma c’erano le “raccoglitrici”, ovvero una schiera di donne, che si posizionavano intorno alla pianta e iniziavano a coglierne i frutti a mano, uno per uno.
I termini fitte e cigghiare stanno ad indicare rispettivamente le olive cadute nella zona più centrale dell’aia di raccolta e quelle più esterne.
Le raccoglitrici che stavano sul ciglio, dovendo fare un percorso maggiore, avevano un compito più gravoso rispetto a quelle che raccoglievano le fitte, cioè le olive cadute in una zona più centrale.
Fonti
- [La manifattura tabacchi di Lecce] – [www.fondazioneterradotranto.it]
- [La coltivazione del tabacco…] – [www.fondazioneterradotranto.it]
- [La raccolta delle olive nel salento] – [www.vizionario.it]