Mieru, mieru mieru llallà…Quanti culuri me fasci cangia’
è una delle strofe più conosciute e fa parte di una delle canzoni salentine che vengono intonate in feste, ritrovi e in qualsiasi occasione in cui ci sia qualcosa da brindare.
Nel dialetto salentino la parola Mieru indica il vino. Ma perchè? da cosa deriva?
Il termine Mieru deriva dall’espressione latina “vinum merum” che i Romani usavano per definire il vino prodotto in puglia : un vino schietto, buono, intenso, di carattere, puro in contrapposizione al “vinum” con cui invece indicavano il vino miscelato con acqua, miele, resine ed altri addittivi e che aveva un sapore più corposo ed un gusto molto dolce e alcolico.
Era il vino storico per eccellenza della Puglia, quello che per primo si affermò e divenne famoso nei dintorni di Taranto, dove Orazio paragonò i “mera tarantina” al più famoso dei vini romani, il Falerno della Campania. [produttorivinimanduria]
Era dunque nelle nostre zone che si faceva il vino “buono” ed è per questo che mentre la parola “vinum” è entrata in tutte le lingue indoeuropee, la parola “merum” è rimasta invece solo nei dialetti pugliesi, dove ancor oggi il buon vino si chiama “mjier”o “mieru”.
La storia e la tradizione vinicola del salento non si ferma al solo termine mieru presente ancora oggi nel dialetto locale questo perchè le varietà di uve pugliesi acquisirono un’importanza sempre maggiore durante i secoli. Basti pensare ad esempio al termine “fare un brindisi“. Sembra che possa derivare proprio da una consuetudine della città omonima, in uso ai tempi delle Crociate. Prima di imbarcarsi i crociati erano soliti festeggiare, e proprio dalla Puglia molte navi erano in partenza per la Terra Santa. [giordanovini]