Un doppio CD degli AriaFriscA, che raccoglie il vasto repertorio sviluppato dal gruppo negli ultimi due anni.
Si tratta di un’opera composita che riprende in forme diverse la musica popolare di tradizione salentina, dalla rievocazione delle pizziche, alla polifonia del canto (i tradizionali “canti alla stisa”), fino alle personali rielaborazioni e ai brani inediti composti sull’impronta della tradizione.
“Sona ca nc’è l’aria” propone un gruppo di brani sviluppati intorno al ritmo della “pizzica”, con personali interpretazioni volte ad esprimere sia la componente “terapeutica” delle tradizionali pizziche-tarantate (Rimorso, Mamma mara), sia le emozioni della “festa” (“Sona ca nc’è l’aria”, Pizzica tu Minu, Pizzica tu Tore, Pè sempre).
Alle pizziche e alle tarantelle riprese dalla tradizione è dedicato il concerto dell’8 giugno che si svolgerà nell’accogliente Piazza Caduti, con i balli, le ronde, le stornellate, i tamburelli e il gusto di ritrovarsi per vivere insieme le calde emozioni della musica e della danza salentina.
Un CD sulla poesia, la libertà e l’armonia del canto salentino
Sona ca nc’è l’aria” non è solo un “cd di pizzica”, bensì un contributo alla diffusione e alla valorizzazione della poesia, la libertà e l’armonia dei canti che fanno parte della tradizione del Salento.
La poesia…
…gustare la poesia della musica tradizionale salentina significa provare ad entrare “dentro” il vissuto e l’immaginario delle donne e degli uomini la cui storia ha “creato” i canti che ci sono stati tramandati dalla memoria collettiva. La poesia dei canti di tradizione salentina racconta di “mali antichi”, ancora oggi presenti in altre forme o che potrebbero ritornare: l’arroganza sicura dei potenti e la riverenza timorosa dei “sottomessi”, la subalternità della donna e il senso di supremazia dell’uomo, gli “strappi” provocati delle partenze di guerra o di lavoro, i divieti sociali imposti alla libertà di amare, il malessere interiore di cui nessuno si accorge, le violenze e le ingiustizie taciute, quei tipi di lavoro che “consumano” il corpo e lo spirito, la paura di un futuro con magre prospettive o il grigio senso di rassegnazione….
Questo ed altro fa parte della storia collettiva e dei vissuti individuali raccontati in musica e poesia dai canti tradizionali i quali, tuttavia, sono portatori anche di un ricco patrimonio di “bellezza”: il fascino della polivocalità, la capacità di improvvisazione, la “libertà” di “rivestire di sé” un canto, la capacità di creare e usare metafore profonde e sorprendenti, l’originalità di melodie uniche, la forza del sentimento “vero” contro ogni divieto “artificioso”, il senso di ribellione alle ingiustizie, l’umorismo con cui affrontare le peripezie della vita…
La libertà…
…. i canti e le “pizziche” della tradizione salentina hanno nel loro DNA quella libertà di interpretare in modo diverso melodie, testi e ritmi che un tempo “vagabondavano” da un luogo all’altro e si trasformavano, si arricchivano di nuove parole, si perfezionavano nella loro espressione poetica, si coloravano di nuovi accenti, si rivestivano di nuovi “vissuti” e nuove varianti melodiche ed esecutive: la musica “viaggiava” e si nutriva dell’originale esperienza di vita di persone, tempi e luoghi diversi, diventando un libro aperto, un’opera “collettiva”, una creazione di molti. D’altronde, non c’era un modo, diciamo, “ufficiale” per eseguire un canto: uno stesso cantore poteva eseguirlo diversamente in momenti diversi, anche variando le strofe durante una stessa esecuzione, spesso con una capacità di improvvisare parole e melodie nuove. Si capisce, quindi, che la ricchezza di un canto e, quindi, il suo complesso DNA, può venire fuori dal confronto tra versioni raccolte in luoghi e tempi diversi, attingendo alle pubblicazioni già in circolazione e contando sul confronto tra i ricercatori.
L’armonia….
…. il canto tradizionale salentino, tuttavia, non è solo espressione dell’individuo e del suo estro creativo, ma è anche un “luogo di incontro” tra più voci, dove ciascuna voce ha un ruolo diverso e a sua volta cangiante, ma con una tensione continua a creare un’ “armonia” dell’insieme. Oltre alla voce principale, quindi, il controcanto (o controvoce) che la accompagna armonicamente ma con una tessitura di note più ricca ed elaborata; il basso, invece, dà profondità all’insieme e scandisce il passaggio tra gli accordi; e poi la “paravoce” o “finta”, la quale spazia in libertà tra il canto, il controcanto e i bassi, ricalcando ora l’uno ora l’altro, usualmente su registri più alti, a volte inventando nuovi intrecci con cui tenere il tutto più unito o nuove linee melodiche capaci di dare all’insieme più movimento.
DISCO 1 | DISCO 2 |
01 Quantu me pari beddha te luntanu 02 Pizzica “E canta beddha mia” 03 Allecri caruseddhi 04 U pulice 05 Maria Nicola 06 Pizzica tu Tore 07 Pizzica “Ballamu tutti doi” 08 Ferma zitella 09 A mamma mara 10 A zita dispiettusa 11 Rimorso 12 Lu Santu lu… 13 Moretto 14 Oh rondinella ci… 15 Sona ca nc’é l’aria |
01 Fimmine fimmine 02 Quannu te lavi a facce 03 Ninella de Calimera 04 Le tre sorelle 05 Accomi j’èja fà p’amà ‘sta donne 06 Resta ‘ncora 07 Pè sempre 08 Turtura ‘lla caggia 09 U trainieri e lu surdatu 10 Mesciu 11 Kalinifta 12 Sutt’acqua e sutta jentu navigamu 13 Pizzica tu Minu 14 Pizzica di Cosimino |
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