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1968 – Una ricerca in Salento

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di Gianni Bosio e Clara Longhini

1968  Una ricerca in salento

Nel 1968 Gianni Bosio e Clara Longhini dell’Istituto Ernesto de Martino di Milano, vennero nel Salento per una campagna di ricerca. Il risultato della loro permanenza nel Salento fu un grosso corpus di registrazioni che documentavano i canti, le nenie, le filastrocche della gente del Salento oltre che i suoni della nostra quotidianità: campane, bande, processioni, mercati ecc. Unitamente alle registrazioni sonore i due studiosi raccolsero una serie molto interessante di fotografie.

E’ il 1968. Mentre in Italia e in tutto il mondo vi è una rivoluzione culturale che lascerà il segno negli anni seguenti, Gianni Bosio è a Otranto, Martano, Calimera, Lecce, una parte di mondo che in quel momento a quella rivoluzione “globale” sembra estranea.

Gianni registra cose apparentemente lontanissime che in realtà sono il sostrato profondo dei sommovimenti visibili. La storia di quei 17 giorni è adesso un libro elegante e sorprendente 1968: una ricerca in Salento. Suoni grida canti rumori storie immagini, a cura di Luigi Chiriatti, Ivan Della Mea e Clara Longhini
(Kurumuny, Calimera- Lecce, 2007, 347 pagine e tre CD audio, costo 25 euro).

Nel loro viaggio, Bosio e la Longhini raccolgono  rumori e paesaggi sonori ma anche molte storie e moltissima musica. Come già nelle precedenti registrazioni di Lomax e Carpitella, c’è solo un poco di pizzica (alla festa di San Rocco a Torrepaduli ascoltano “una movimentata tarantella napoletana, definita localmente pizzica”) e tantissimo altro, espressione di una cultura materiale, linguistica, musicale tutt’altro che unidimensionale e consumabile.

Al centro del libro stanno le fotografie di Clara Longhini (che insieme col diario danno la misura di quanto sia stato importante il suo contributo, all’intero progetto di ricerca del Nuovo Canzoniere Italiano e dell’Istituto Ernesto de Martino). Come le registrazioni a microfono aperto, anche le fotografie sono il risultato di uno sguardo ad ampio raggio: i visi e le posture dei cantori e dei narratori, ma anche le luci della festa, gli affreschi bizantini, le processioni, i vestiti, un asino bardato, i contesti del lavoro. Mentre Bosio registra i suoni dell’aratura – il canto, ma anche la campanella, gli incitamenti al cavallo, gli scricchiolii del carro e dell’aratro – Clara lo accompagna con una sequenza di immagini che ci aiuta a capire il senso dei suoni.

Proprio la registrazione di Martano induce Bosio a una serie di riflessioni raccolte nel saggio incompiuto che conclude il libro, sull’importanza della relazione fra performance, funzione e contesto. Sono annotazioni autocritiche rispetto alle precedenti esperienze del Nuovo Canzoniere e dei Dischi del Sole, ipotesi di nuovi approcci e progetti di nuovi lavori. Purtroppo, poco di tutto questo si poté realizzare. Un motivo ricorrente nel diario di Clara Longhini, infatti, sono i limiti che le ristrettezze finanziarie impongono a una ricerca condotta fuori degli schemi istituzionali e mercantili: lei che ha finito i rullini proprio mentre inizia la danza-scherma a Torrepaduli, Bosio che contravviene alla sua norma fondamentale e ogni tanto, per risparmiare costosissimo nastro, spegne il registratore.

E’ un po’ una metafora della condizione di difficoltà che il movimento fondato da Bosio sperimentò in tutta la sua esistenza e che si veniva accentuando paradossalmente proprio i quegli anni di ripresa del movimento. Anche per questo, ci sono voluti quasi quarant’anni perché questi materiali vedessero la luce. Forse, se fossero usciti allora, tanti equivoci ce li saremmo risparmiati.

Nel 2005, Clara Longhini torna in Salento. Molte cose sono cambiate: “Non ci sono più animali nei campi. Buona cosa, certo, ma…”. Ma qualcosa si è perso. Nel suo diario, pubblicato qualche anno fa dalle edizioni Aramirè, Luigi Stifani, il violinista delle tarantate, parlava della scomparsa di altri animali: adesso, diceva, il ragno che avvelenava le tarantate non c’è più, perché nei campi ci sono tanti veleni nuovi e anche quelle bestiole sono scomparse. Al dolore che si esprimeva nel tarantismo si sostituiscono veleni e sofferenze irriconoscibili perché spesso mascherati da progresso.
(Parte dell’articolo è preso da Alessandro Portelli )

edito da Edizioni Kurumuny

Autore: Mauro De Filippis

Laureato in Ingegneria Informatica nel 2008 presso l’ Università del Salento, Appassionato di Musica e di Musica Popolare, sono tra i fondatori del Gruppo Musicale e vicepresidente dell'Associazione Culturale AriaFriscA per oltre 15 anni impegnata nella rielaborazione e riproposizione della tradizione musicale Salentina. Studio Fisarmonica, adoro strimpellare gli strumenti della tradizione Celtica quali Tin e Low Whistle. Attualmente collaboro con i Tammurria e i SemiSparsi Per contattarmi potete usare la pagina Facebook di stornellisalentini.com Mi trovate anche su : Instagram by Mauro De Filippis e Youtube by Mauro De Filippis

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